A Capodimonte maschere e storia di un’Africa sofferente
25 artisti nella mostra “Nafrica-Maschere” al Museo di Capodimonte di Napoli, in occasione delle celebrazioni di Napoli 2500 del Comune. L’esposizione a ingresso gratuito, direttrice artistica Laura Valente, rimarrà aperta fino al 6 gennaio. Con chiusura solo nei festivi e il mercoledì. A produrla Andrea Aragosa per Black Tarantella, in collaborazione con gli atenei Federico II e L’Orientale, il Muciv – Museo delle Civiltà. Si ripercorre – sotto l’attenta guida di un curatore del calibro dello scrittore e teorico dell’arte contemporanea Simon Njami, nato a Losanna da genitori camerunensi – l’influenza che la scultura africana ebbe sui movimenti del primo Novecento. Anche se Venezia ha potuto nel primo ventennio del Novecento ammirare manufatti di arte primitiva, a Napoli si dovette attendere le grandi esposizioni coloniali del 1934 e del 1940. La mostra contiene anche il lavoro dell’antropologo fiorentino Lidio Cipriani, uno dei dieci scienziati che firmarono il Manifesto della razza, che tra 1923 e il 1927 visitò il Corno d’Africa. I suoi calchi, provenienti dal Museo di Antropologia dell’Università Federico II di Napoli, sono la documentazione della violenza ideologica che contribuì a giustificare la schiavitù, la segregazione e le leggi razziali del 1938. Tra gli artisti coinvolti figurano Antonio Biasucci, Assunta Saulle, Bruno Ceccobelli, Délio Jasse, Edson Chagas, Euridice Kala, Felice Levini, Férielle Doulain, Gonçalo Mabunda, Jean Lamore, Maria Magdalena Campos-Pons, Mario Ciaramella, Maurice Pefura, Michèle Magema, Michele Zaza, Mwangi Hutter, Myriam Mihindou, Pascale Marthine Tayou, Pélagie Gbaguidi, Theo Eshetu, Ugo Giletta.
