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Troppe ombre sulla morte della paziente all’Ospedale del Mare

L’avvocato Amedeo Di Pietro, che rappresenta i familiari della 39enne deceduta all’ospedale del Mare per un arresto cardiaco sopraggiunto mentre era legata a una barella, ha dato un’inedita e approfondita versione dei fatti in esclusiva alla trasmissione di questa mattina di Canale 9 “Campania24”, condotta dal giornalista Vincenzo Mele. Sono tre i punti fondamentali sui quali si basa l’opposizione da parte del legale alla versione ufficiale fornita dall’ospedale. Primo punto: nel referto è indicato che la paziente arriva in ospedale con mezzi propri. Se ne deduce, quindi, che era proprietaria dell’ambulanza. Secondo punto: il tasso alcolemico rilevato non poteva essere così alto a tante ore dal ricovero. Terzo punto: nella cartella clinica è indicato il giorno 10 settembre come quello della presa in carico della paziente, ma lei si era sentita male il 9 settembre: possibile che ci sia voluto un giorno, sette ore e quattro minuti per una presa in carico? Questa la ricostruzione fatta ai microfoni di “Campania24” dall’avvocato Amedeo Di Pietro: “Si tratta di un caso nato tragedia, con una gestione dell’accoglienza come minimo superficiale. Alle 8.30 del 9 settembre viene chiamata una prima ambulanza che si reca in via Foria, al centro di Napoli. Il personale dell’ambulanza non ritiene, in base ai parametri vitali, che si debba procedere con il ricovero. Dopo due ore, poche la donna continuava a non sentirsi bene, veniva chiamata un’altra ambulanza. Anche in questo caso non si intendeva procedere con il ricovero. Sarà il medico di base, allertato dalla famiglia, a insistere e a ottenere via telefono e  a fatica, che la paziente fosse portata al pronto soccorso. Si parte alle ore 11 del 9 settembre e si arriva alle 18 circa all’ospedale del Mare. Questo è anomalo e strano, per coprire la distanza basta un’ora al massimo con grande traffico, perché tutto questo tempo? Ma le stranezze non finiscono qui. Solo l’11 settembre iniziano le terapie per lo stato di agitazione. La somministrazione di un sedativo avviene alle ore 22 circa, quando si provvede a legare la paziente alla barella, che si alzava perché non riusciva a dormire! Altro che dare fastidio agli altri degenti. Tra l’altro è stato fatto un intervento senza autorizzazioni, dato che c’è un protocollo simile a quello del TSO per questi casi. Ma sempre se sia stato vero che recasse nocumento ad altri pazienti con la sua condotta”. Toccherà adesso alla Procura approfondire. Per la famiglia e per il legale c’è una condotta rilevante e delle responsabilità che dovranno emergere. Inoltre, la registrazione era per un codice azzurro, che si applica a condizioni stabili senza rischio evolutivo immediato ma che richiede comunque prestazioni complesse e un accesso entro un tempo specificato di circa 60 minuti. Occorrerà appurare quante volte la signora è stata scavalcata dai codici rossi. Altro punto da chiarire: da circa tre anni soffriva di crisi epilettiche ed era seguita per le cure proprio dallo stesso ospedale in cui è morta. Al momento la famiglia si sta opponendo alla riesumazione della salma, perché non intende rinnovare il dolore per il lutto che li ha colpiti da così poco tempo.