Salviamo il Beverellum, l’antico fiume dell’acqua solfurea
Nel porto di Napoli, cinque anni fa, è ritornato alla luce l’antico fiume dell’acqua solfurea Beverellum. Nel corso dei lavori di restyling alla stazione marittima del Molo Beverello a Napoli è stata riportata alla luce una testimonianza del periodo borbonico, ovvero il fiume Beverellum che portava l’acqua solfurea in città. Ci sono pagine e pagine, oltre a illustrazioni, che testimoniano quanto il consumo dell’acqua “zuffregna” fosse diffuso e gradito, all’epoca. Oggi, torna d’attualità la proposta di recupero della sorgente sotto il Palazzo Reale di Napoli, nei locali della Cavallerizza in Parco Castello. Paolo Pantani, presidente emerito di Acli Beni Culturali, da tempo si occupa delle campagne per il recupero delle acque ferrate di Santa Lucia a Mare e di Agnano. Un tempo la sorgente del Beverello veniva usata per il carico d’acqua per i velieri che andavano molto lontano e nelle Americhe, perché che si riteneva fosse l’unica acqua al mondo non soggetta a putrefazione.
L’acqua sulfurea di Napoli
L’acqua sulfurea di Napoli, dal sapore acidulo, quasi d’uvo marcio, era famosa perché veniva distribuita in città attraverso le caratteristiche “mummare”, le anfore di creta con due manici con un tappo di sughero con cui veniva prelevata e distribuita in città nei chioschi degli acquafrescai. Sembra che addirittura attorno al 1600, in epoca vicereale spagnola, arrivassero di continuo navi cisterna dalla Spagna perché l’acqua era particolarmente amata dai sovrani spagnoli. In città c’erano anche due fonti pubbliche, dove sgorgava questa preziosa acqua: la prima al Chiatamone, ora inglobata tra i grandi alberghi del lungomare e l’altra tra Palazzo Reale e il Maschio Angioino, ai cosiddetti Cavalli di Bronzo. È questo motivo il molo adiacente nella Darsena di Napoli si chiama Beverello. L’acqua veniva presa da una fonte al Chiatamone e vi fu anche messa una lapide nel 1731 per regolamentarne l’uso gratuito. Era un’acqua minerale gassata, sempre frizzante e dal sapore ferroso, e si è trovata fino al 1973, quando in seguito del colera, le fonti furono chiuse per mancanza di continui controlli sanitari.\
