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Ridateci la Villa Comunale di Napoli: giorno 8 – Ci manchi

Sono bastati tre giorni, la Villa Comunale di Napoli è chiusa dal 22 settembre, perché ci assalisse implacabile la malinconia. Come gli “umarell”, parola dal dialetto bolognese per la quale ringraziamo lo scrittore Danilo Masotti, ce ne stiamo davanti ai recinti che delimitano il dentro e il fuori, la sottile linea d’ombra, il confine. Affranti dal “borderline urbanistico”, con le mani dietro la schiena, non facciamo come gli originali che si riuniscono al solo scopo di commentare e criticare ciò che fanno gli operai. Noi, invece, ci si alza sulle punte per guardare dentro e siamo costretti ad ammettere che ci manca la Villa Comunale – anche se era sporca e nessuno la puliva, anche se le piante apparivano come ciuffi ingiallati al vento e le panchine disperati approdi in immotivate pause nel degrado -, proprio così, ci manca. “Ma riaprirà? Quando riaprirà?”. Azzarda qualcuno. “Ma possono chiudere, senza dirci quando riapriranno i cancelli?!”, chiosa un altro. Eh infatti, ma possono farlo??