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Pompei: l’arte dell’attesa è pratica antica

Gli ultimi scavi nella parte finora inesplorata della Villa dei Misteri, uno dei più noti monumenti non solo di Pompei ma del mondo antico intero, ha portato alla luce una panchina d’attesa. È posizionata sulla pubblica via di fronte al portone d’ingresso della villa. Ad aspettare qui, probabilmente, erano clienti venuti per chiedere un favore al padrone di casa, oltre a braccianti e mendicanti che viaggiavano lungo la strada che collegava Pompei con la moderna Boscoreale. I padroni romani erano soliti ricevere durante la mattina, nell’ambito della cosiddetta salutatio, e ai clientes, persone di un livello sociale più basso, toccava aspettare. Questi, in cambio di favori, aiuto in questioni giudiziarie e piccoli o grandi prestiti, gli assicuravano sostegno politico nelle tornate elettorali dell’amministrazione cittadina. Gli stessi che, per ingannare l’attesa, non esitavano a imbrattare i muri con graffiti. Una fortuna per noi, la loro maleducazione. Trasformatasi in preziosa testimonianza sugli usi dei tempi. “Durante le lunghe ore di attesa spesso non sapevi se il padrone ti avrebbe ricevuto quel giorno – spiega il direttore di Pompei Gabriel Zuchtriegel – forse la sera prima aveva fatto le ore piccole e preferiva dormire, oppure aveva altro da fare. Allora qualcuno che aspettava qui, con un oggetto appuntito o con un pezzo di carbone scriveva sul muro per passare il tempo: si riesce a leggere una data, però senza anno, e un possibile nome. È, per così dire, l’altra faccia dei meravigliosi ambienti affrescati con vista sul golfo, chissà se le persone in attesa davanti al portone avrebbero mai visto una cosa del genere in vita loro”.