Skip to content Skip to sidebar Skip to footer

In Campania aumentano del 22% le aggressioni agli operatori sanitari

In Italia, l’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie (ministero della Salute, Relazione 2024) ha registrato oltre 18 mila aggressioni segnalate, che hanno coinvolto coinvolto circa 22 mila operatori. In Campania, dati regionali indicano, nel 2025, un aumento del 22% delle aggressioni rispetto all’anno precedente, ben al di sopra della media italiana, di poco superiore al 5%. Le categorie più colpite sono gli infermieri, seguiti da medici e OSS. Le donne sono più del 60% delle vittime. In oltre l’80% dei casi, la violenza è verbale, nel 15% fisica, nel 5% dei casi psicologica. “La relazione medico-paziente è un luogo sacro di incontro tra fragilità e competenza. Quando questa relazione si spezza, entrambi gli attori ne escono danneggiati. Serve una rivoluzione culturale che rimetta al centro l’umanità del curante e il valore trasformativo dell’ascolto, oltre a delle vere e proprie misure strutturali per prevenire e gestire il rischio di aggressione ai danni degli operatori sanitari”. Così la psicologa e psicoterapeuta Annamaria Ascione, membro del Comitato Tecnico Scientifico di ASSIMEFAC (Associazione e Società Scientifica Nazionale di Medicina di Famiglia e Comunità) e socio dell’Associazione Italiana per lo Studio del Dolore (AISD) in vista del Convegno “Rispettate chi vi cura – comunicare, proteggere, educare: risposte alla violenza verso il personale sanitario” in programma il 27 settembre all’Ordine dei Medici di Napoli. Anche l’assistenza domiciliare è interessata dal fenomeno. Uno studio condotto nel 2025 (Wiley Journal of Clinical Nursing) mostra come l’isolamento dell’operatore, l’assenza di supporto immediato e la tensione emotiva nelle famiglie aumentino il rischio di aggressione. Attualmente, in base alle ricerche riportate nelle fonti, le cifre in media mostrerebbero che oltre il 65% delle aggressioni avviene negli ospedali, circa il 20 – 22% negli ambulatori, circa il 16% in sede domiciliare.