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Chiesa di San Pietro Martire, recupero in nome dell’arte e della solidarietà

La fondazione della chiesa fu voluta dal Carlo II d’Angiò che donò il sito in prossimità del mare ai frati domenicani richiedendo l’edificazione di una chiesa in onore di “San Pietro Martire da Verona”. È in via di conclusione un lungo e laborioso progetto di valorizzazione, riqualificazione e adeguamento funzionale della chiesa a opera del Comune di Napoli. Manca, infatti, solo il recupero di alcuni locali di pertinenza della chiesa per i quali si è fatto avanti un privato, che li ristrutturerà gratuitamente. Officina servizi sta recuperando questi spazi, già occupati dalle cucine gestite dalla Comunità di Sant’Egidio per preparare pranzi da distribuire in strada ai senza fissa dimora. Alla fine degli interventi tutto sarà nuovo e efficiente. In base a un recente censimento le persone in accudimento a Napoli sono per il 42% italiani, il 58% stranieri, con una netta prevalenza maschile (84%) e un’età media compresa tra i 40 e i 59 anni.

Il legame con la Comunità di Sant’Egidio

A Napoli, nella chiesa di San Pietro Martire, c’è un altare dedicato al Beato Floribert Bwana Chui e, lo scorso 8 luglio, la Comunità di Sant’Egidio di Napoli ha celebrato per la prima volta la memoria liturgica in suo nome. Purtroppo la povertà in città è in aumento, sempre più stretta nella morsa dell’emergenza abitativa. Secondo i dati registrati dalla comunità di Sant’Egidio sono almeno 2500 i senza fissa dimora presenti sul territorio. Proprio ai poveri e a chi li assiste è rivolta la guida “Dove mangiare, dormire e lavarsi a Napoli e in Campania”. 144 pagine e oltre 500 indirizzi, per orientarsi nel mondo della solidarietà. Tornando alla chiesa di San Pietro Martire, il restauro ha riguardato dipinti su tavola, su tela, sculture lignee, dipinti su rame, arredi lignei e pregevoli opere in marmo tra monumenti funebri, epigrafi ed elementi decorativi. L’intervento è stato completato con gli impianti e con l’istallazione di un sistema domotico di illuminazione. “Adesso tocca a noi – spiega il Ceo di Officina Servizi -. Perché la solidarietà non sia solo nelle parole, ma nei fatti. Faremo la nostra parte”.