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La finale di “Residanza” in scena a Napoli

Alla tredicesima edizione, “Residanza – La casa della nuova coreografia” si conferma progetto e bando di riferimento per il sostegno alla giovane creazione coreografica Under 35, promosso da Movimento Danza – Organismo di Promozione Nazionale. Un appuntamento ormai di riferimento nel panorama della danza contemporanea italiana, pensato per favorire il ricambio generazionale, intercettare nuove visioni artistiche e accompagnare i coreografi emergenti nei loro percorsi di ricerca e produzione. La finale della XIII edizione di Residanza – La casa della nuova coreografia, in programma martedì 23 dicembre 2025 alle ore 18 presso il Ridotto del Teatro Mercadante, presenta tre progetti coreografici selezionati dalla commissione artistica, firmati da Sofia Casprini, Maikel Pons e Arianna Balestrieri, e Giacomo De Luca. Opere eterogenee per linguaggi ed estetiche, accomunate da una forte urgenza espressiva e da una profonda riflessione sul corpo contemporaneo. La serata sarà presentata da Elisabetta Testa, docente e critica di danza, e i lavori saranno valutati da una giuria composta da Elisa Barucchieri (Direttrice artistica ResExtensa – CdP Porta d’Oriente), Raphael Bianco (Direttore Fondazione Egri | Compagnia EgriBiancoDanza, Centro di Rilevante Interesse per la Danza), Marzia D’Alesio (Responsabile Produzione e Programmazione del Teatro di Napoli – Teatro Nazionale), Valentina Romito (Direttrice Artistica Residenza HOME e Umbria Danza Festival) ed Elisa Sbaragli (Coreografa). Residanza è parte del più ampio progetto “Dance Ecosystem – Supporting Artists Under 35 | 2025–2027”, realizzato con il sostegno del Ministero della Cultura e della Regione Campania, in collaborazione con il Teatro di Napoli – Teatro Nazionale. Un ecosistema virtuoso che mette in relazione formazione, creazione e circuitazione, rafforzando il dialogo tra artisti, istituzioni e pubblico.

Le performance

Con “Alyoshenka”, Sofia Casprini porta in scena un’intensa performance solista ispirata a un enigmatico fatto di cronaca avvenuto in Russia nel 1996. Il lavoro rilegge la vicenda di un feto femminile affetto da gravi deformità, interpretato come entità aliena e misteriosamente scomparso, trasformandola in una potente metafora sul corpo e sull’alterità. In scena prende forma una nuova genesi: un organismo ibrido, post-organico, meccanico e perturbante, ma al tempo stesso fragile e curioso. Attraverso un rigoroso lavoro fisico sulla metamorfosi, sull’equilibrio e sull’instabilità, la performer invita lo spettatore a interrogarsi sui concetti di diversità, identità e fragilità. Il corpo, trattato come materia viva e duttile, si confronta con il limite stesso della verticalità e dell’esistenza. La coreografia, della durata di 12 minuti, presenta nudo parziale. Il disegno luci è firmato da Ramona Lehnert, mentre costume e scenografia sono a cura della stessa Casprini, con il sostegno produttivo di Sanpapiè Dance and Physical Theatre e Ariella Vidach – AiEP. “Play the Clay” di Maikel Pons e Arianna Balestrieri è un viaggio sensoriale e visivo che attraversa il processo creativo mettendo in dialogo il gesto danzato e la materia plastica. In scena, i due danzatori incarnano i pensieri dello scultore, trasformandoli in ritmo, respiro e movimento, mentre l’argilla si fa corpo e paesaggio emotivo. La scena si configura come un laboratorio poetico in cui idea e forma, quiete e turbolenza, si fondono dando vita a una “statua dinamica”: fragile e potente, incompiuta e in continua trasformazione. Lo spettacolo, della durata di 15 minuti, vede la collaborazione dello scultore Lou Duca e il sound design di Samuele Cestola. Giacomo De Luca firma “((MO!)) – Il corpo futuristico”, un progetto che nasce da un’urgenza interiore e indaga la percezione sinestetica del corpo nella danza, attraverso una relazione multidimensionale tra gesto, suono, video e spazio. Ispirato alla quasi perduta cinematografia futurista e all’immaginario visionario di Jean Cocteau, il lavoro esplora un organismo sensibile che assorbe, metabolizza e rigenera gli stimoli della società contemporanea. Il “mo’”, radicato nell’identità del Sud Italia, si trasforma in emissione viscerale, vibrazione del presente e tensione verso il futuro, aprendo a una nuova economia del movimento. Il progetto, della durata di 15 minuti, coinvolge il team Visionary Artists For Change e un ampio sistema di consulenze artistiche e scientifiche, tra cui Floriana Conte e Sabrina Cipolletta, con tutoraggio di Elena Molon e Claudio Prati. Le musiche sono di Ben Frost (Theory of Machines), mentre il lavoro video è curato da Vanessa Pey.