Villa comunale: fuori la cartolina di Napoli, dentro l’inferno
L’aggressione a sfondo sessuale, a opera di un balordo rivelatosi poi un rifugiato politico, poteva finire male. Molto male. Per fortuna la vittima, una signora che abitualmente porta il suo cane a passeggiare in villa comunale, non era sola. C’erano con lei un’amica e un amico. Quest’ultimo si è frapposto tra l’aggressore e il suo obiettivo. È stato malmenato riuscendo, però, a evitare il peggio. “È venuto subito verso di noi mentre eravamo fermi a una fontanina, ma l’obiettivo era la mia amica – spiega, spaventata, chi era presente -. Ha cominciato a fare complimenti pesanti ed ha tentato di metterle le mani addosso. A quel punto è intervenuto il nostro salvatore, che però è stato spinto a terra. Allora abbiamo chiamato la polizia, che ha cercato questa persona e l’ha portata via”.
Non è la prima volta, inutili finora le denunce
Non è la prima volta che arrivano segnalazioni di tentativi di aggressione, in un luogo dove non sono mancati anche episodi gravi– si ricorderà dell’omicidio di un senza fissa dimora lo scorso settembre, sgozzato da un altro frequentatore della villa comunale – unico polmone verde del quartiere Chiaia, da tempo al centro di interminabili lavori, che affaccia sul lungomare affollato in questi giorni da tanti turisti e bagnanti, oltre che da chi dovrebbe avere il diritto di frequentarla in tranquillità. Ci sono tanti bambini e, recentemente, sono state inaugurate nuove giostrine. Ma la villa comunale è sporca, molte aiuole sono ingiallite, ci dormono abitualmente alcuni clochard e, si sospetta, ci sia un giro di prostituzione maschile, all’ombra delle ultime piante sopravvissute. Di chi è la colpa? Di chi sa e non interviene: Comune e Municipalità, per prime. Ma, anche venire a sapere che l’autore dell’aggressione è un rifugiato politico, non nuovo ad azioni del genere, un po’ di sana indignazione la suscita. Se neppure uno spazio recintato è sicuro, figurarsi il resto della città.